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Gli ideali non muoiono

  • Sante Puglisi e Jane
  • 18 mar 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel giorno 22 febbraio 2021 le classi quarte hanno partecipato a un incontro (virtuale) con Fiammetta Borsellino, figlia del famoso magistrato vittima di mafia Paolo Borsellino. L'incontro è stato costruito come un dialogo in cui noi studenti potevamo porre delle domande all'ospite.

Dalla conversazione sono scaturite riflessioni particolarmente interessanti.

Come prima osservazione vorremmo portare quella sulle scuole. Fiammetta, come lei ha insistito la chiamassimo, tiene molto alla scuola, sostenendo che uno stato che non finanzia l'istruzione sia uno stato che non finanzia la lotta alla mafia. Questo per due motivi: il primo perché a scuola viene insegnata la giustizia e la legalità; il secondo motivo è perché la mafia può sembrare una scorciatoia nella vita ma in realtà (poi ne paghi le conseguenze). In questo periodo di didattica a distanza si è registrato un notevole aumento di abbandono scolastico, questi ragazzi sono dei possibili soldati della mafia. Collegandosi a questo argomento poi Fiammetta ha ripensato alla sua giovinezza e infanzia, raccontandoci come, nonostante la notorietà del padre, avesse vissuto una vita normale. Infatti dicendo che “bisogna vivere una vita vera” nonostante tutto, ci fa pensare al periodo che stiamo passando con la pandemia e alle sue difficoltà.

Un altro tema toccato è stato quello della fiducia verso le autorità. Molti nostri compagni si sono chiesti come si possa avere fiducia in uno stato corrotto, lei ha risposto che solo tramite le istituzioni si potrà risolvere il problema della mafia, quindi dovremmo ricorrere al nostro senso critico e fidarci della parte “buona” delle istituzioni. Direttamente successivo è scaturita l'attualizzazione del problema, quello che Fiammetta ha chiamato “crisi dell'incompetenza”, ovvero la non volontà dello stato di trovare una soluzione alle crisi, come quella che stiamo tristemente vivendo.

Tra le altre questioni che ha posto volevamo soffermarci su una che riteniamo molto importante, ovvero il fatto che le battaglie non si vincono da soli, ci vuole sì uno sforzo individuale ma che poi andrà a riscontrarsi nella collettività, se tutti si sforzassero nel loro piccolo a denunciare l'illegalità o a non farne

parte sarebbe un grande successo.

Infine ha citato una celebre frase di Giovanni Falcone, dicendo che si può eliminare fisicamente una persona ma non si possono eliminare le sue idee e i suoi ideali, che camminano sulle gambe di altri. Lei ha poi aggiunto, parlando della morte del padre, che chi uccide in realtà uccide la parte migliore di sé, chi è morto veramente è chi ha commesso le stragi.


Pensiamo che l’esperienza alla quale abbiamo avuto la fortuna di partecipare sia stata parecchio formativa: non si smette mai di imparare, specialmente quando si parla di Mafia, ed è importante poter dialogare con una persona che incita sempre le nuove generazioni ad avere fede nelle istituzioni e nella società, pur avendo vissuto sulla propria pelle le conseguenze di una società immobilizzata.

 
 
 

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